Opere⤵︎   Nuova Scuola di Colorito di Brera

La felice coniugazione di ricerca artistica e formazione si unifica in un’opera-azione corale, espansa ben oltre il qui ed ora delle dinamiche performative sviluppate. La vitalità di questa condivisa esperienza di immersività nella realtà della Pinacoteca di Brera, continua ad estendersi ampiamente oltre il tempo misurabile delle azioni compiute negli spazi del museo e molto oltre le implicazioni emozionali avvertite in quei momenti. Anche attraverso le nuove consistenze pittoriche risultanti, si dilata impressionando memorie e introducendo successioni di stadi reattivi di pensiero che evolvono in modo esponenziale.

L’idea

Già durante le fasi conclusive delle riprese fotografiche per il libro Brera all’altezza dei nostri sguardi, un bagliore ha illuminato la mia immaginazione. Ho avvertito l’urgenza di compiere un’opera-azione che potesse sintetizzare tutto il mio sentire di pittore e docente, con tutta l’esperienza già maturata nella Pinacoteca di Brera. Nella primavera del 2019, a James M. Bradburne ho proposto quindi l’avvio di un vero e proprio laboratorio di didattica della pittura negli spazi espositivi del museo, così come alle origini dell’Accademia nel Palazzo enciclopedico di Brera.

Il progetto

Il progetto di questa mia opera-azione si focalizza sullo studio del colore che fin dalla grande Scuola Veneta del Cinquecento s’impone su ogni altra componente linguistica dell’arte italiana, caratterizzandola. Proprio il colore, “privilegio tipico del genio italiano” come sostenuto nel 1918 da Giacomo Balla con il suo Manifesto del colore, evidenzia l’inevitabilità cosciente di un ponte attraverso la storia, nella relazione creativa fra l’antico, le origini della modernità e il presente continuo. 

Il colorito

Se intorno ai nostri occhi vediamo il colore delle cose, è nell’intelligenza del costrutto linguistico della pittura che si evidenzia il colorito. Fin dalle origini della letteratura artistica, si scrive del colorito per indicare il risultato dell’azione dei pittori (il colorire), in sinergia con il disegno e l’invenzione, come indicato da Paolo Pino, nel 1548, nel Dialogo di Pittura: “Sono infinite le cose appertinenti al colorire, e impossibil è isplicarle con le parole”.

Il primo a operare la distinzione fra colore e colorito fu Lodovico Dolce, nel 1557, nel Dialogo della pittura intitolato l’Aretino.

La distinzione fra couleur e coloris fu poi ripresa e sviluppata da Roger De Piles, nel 1673, nel Dialogue sur le coloris.

In L’accademia di Belle arti a Brera – Milano, nel 1941, Eva Tea scriveva: “La figlia prediletta dell’Accademia fu la Pinacoteca, che porta ancora oggi il nome di Brera. Nella pedagogia artistica del secolo XVIII la copia dei quadri era giudicata non meno necessaria che quella delle statue antiche. Dalla statuaria si imparava il disegno e dalla pittura antica il colorito”.

All’Accademia di Belle Arti di Brera, dal 1794, fu in attività la Scuola di Colorito e il pittore tirolese Martin Knoller fu il primo professore titolare di cattedra, fino al 13 gennaio 1803, data della sua giubilazione (ovvero del suo pensionamento). Dopo un periodo di affidamento della Scuola ad un docente non identificato, dal 4 dicembre 1805, il pittore Giuseppe Gaudenzio Mazzola fu nominato professore di Colorito e Vice-Direttore della Regia Galleria di Brera fino al 1834, quando – per più che raggiunti limiti d’età – cessò il suo impegno in Accademia e in Pinacoteca. In coincidenza con la giubilazione di Mazzola, fu abolita la Scuola di Colorito.

Il termine colorito è oggi assolutamente desueto, quasi scomparso dalla consapevolezza corrente sia fra i pittori sia fra gli storici e critici d’arte. Solo pochissimi specialisti ne conservano e ravvivano il sapere. 

L’opera-azione

L’opera-azione di rilancio del concetto di colorito, lungi dall’essere un’iniziativa di recupero antiquariale, è azione vitalisticamente proiettiva che vede il venire alla luce di nuova pittura di puro colore, affermante radicalità pigmentarie con la piena consapevolezza di virtualità digitali. Gli esempi diretti di colorito dei maestri storici alimentano la fantasia in azione dei giovani pittori in formazione, provenienti da ogni parte del mondo per studiare arte in Italia e a Milano (anzi a Brera) in particolare.

Dopo circa duecento anni, nelle sale della Pinacoteca, i visitatori hanno potuto incontrare giovani pittori all’opera, selezionati allievi d’eccellenza, fra i più attenti alle mie lezioni nell’ambito del Corso di Diploma Accademico di secondo livello in Pittura.

È un’attività sperimentale, tutta in divenire, finalizzata a ulteriormente interconnettere, moltiplicare e condividere saperi, praticando ulteriormente la storica logica enciclopedica caratterizzante il Palazzo di Brera.

La Nuova Scuola di Colorito di Brera è un atto poetico, non direttamente riferibile ad ordinamenti e anche precedente a possibili convenzioni istituzionali, estensione in dimensione espressiva delle attività didattiche, di ricerca e di produzione artistica che conduco in Accademia, che nel museo vedono il luogo di studio eletto. È anche una evoluzione espansiva, in forma di opera processuale o performance, dei “miei” Dialoghi di Colore in svolgimento presso la Scuola di Pittura già da diversi anni.

Una prima fase operativa sperimentale si è svolta dal 9 maggio al 15 giugno 2019. I visitatori del museo hanno avuto l’occasione di assistere al lavoro di giovani allievi pittori, di provenienza globale, che hanno dipinto di fronte alle opere da loro scelte. Diversamente dalla Scuola di Colorito storica, il compito assegnato ad ognuno non è stato quello di realizzare una “copia” ma quello di osservare un dettaglio per assumere suggestioni e assimilare modelli linguistici, elaborandoli in dinamiche costruttive finalizzate alla proposizione di nuova pittura italiana.

Dopo la prima fase sperimentale, in coincidenza con l’avvio dell’anno accademico 2019/2020, il 7 novembre, la Pinacoteca ha inaugurato ufficialmente la Nuova Scuola di Colorito di Brera.[2] Gli studenti scelti hanno offerto ai visitatori della Pinacoteca la possibilità di assistere alla complessità delle operazioni del farsi della pittura. Attraverso il lento stratificarsi del “corpo della pittura”, con alto coinvolgimento emotivo e sensoriale, si sono evidenziati i diversi processi costruttivi determinanti l’affermarsi dell’opera. Sviluppando le proprie attitudini percettive, ogni partecipante ha potuto così approfondire la funzione conoscitiva del guardare per vedere di più. Persistente è stata la nostra attenzione nel «vedere la materia pittorica, manipolata, opaca alla rappresentazione quanto splendente in se stessa, avvolgente nel suo effetto di presenza» (Arasse 2007).

L’empatia con il pubblico

La Nuova Scuola di Colorito di Brera ha avviato nuovi percorsi di pensiero per occhi sensibili. Per inferenza ne sono stati coinvolti anche i visitatori della Pinacoteca, anche i più occasionali, anche quelli apparentemente meno sensibili. Così abbiamo potuto assistere alla moltiplicazione virtuale delle immagini dei dipinti e delle azioni del dipingere. Queste visioni, liberamente catturate dalle fotocamere di migliaia di smartphone, oltre a fissarsi negli spazi di memoria di questi device, si sono diffuse interattivamente su piattaforme web 2.0 presso le più svariate reti di persone. Anche per iniziativa dell’Ufficio Comunicazione della Pinacoteca, attraverso i social network più usati, è stata condivisa un’informazione orizzontale e indipendente determinata da affettività intersoggettive insorgenti.

Queste azioni hanno prodotto induzioni a catena originanti riflessioni multiple sulle possibilità dello sguardo. 

Una felicità interrotta

Con il termine del primo semestre dell’Anno Accademico 2019/2020, a fine gennaio, l’attività è stata sospesa in coincidenza con la sessione invernale d’esami, per essere poi ripresa all’avvio del secondo semestre. Purtroppo la felicità di questo percorso è stata interrotta con l’insorgere dell’emergenza pandemiologica da Covid-19, le misure di contenimento del rischio sanitario e il connesso lockdown. Oggi, per effetto delle regole di sicurezza e distanziamento, non è più possibile ritornare a dipingere come prima nei saloni della Pinacoteca.

Dai nostri occhi per altri sguardi

Come in dimensione frattale, la mia dimensione autoriale si compone delle (o si scompone nelle) differenti autorialità delle performance degli allievi coinvolti e dei loro prodotti, che comprendono i dipinti nonché le fotografie di documentazione.

Ognuno di noi ha arricchito il proprio immaginario visivo, nella fantasia epifanica dell’orizzonte luminoso perseguito con le opere in compimento.

Nella pittura c’è il sempre, c’è un prima e anche un dopo. La pittura è una Preghiera ansiosa infinita.

Anche questa azione è, in altra forma, un’opera di pittura che può generare processi di interazione. Sguardi, memorie e immaginazioni che si trasformano continuamente in altri sguardi. Forse senza fine.