Opere⤵︎   Ambienti⤵︎   Beati coloro che vedono ciò che voi vedete (LC 23,10), 2010

L’opera impegna una porzione di parete di forma quadrata (cioè tutta l’altezza della parete per una larghezza delle stesse dimensioni). La parete ha 300 cm. di altezza. Il colore della parete è bianco. Una miriade di punti-pittura (semisfere di tre misure diverse di diametro, cm 5, cm 4, cm 3 circa) si dispongono sulla parete lungo le direttrici di archi di cerchio costruiti in relazione alle misure ambientali. Otto archi, 8 come le beatitudini di Matteo (le beatitudini per antonomasia, quelle del Discorso della Montagna), intersecandosi disegnano una croce patente (a otto cuspidi o punte), evocando anche similitudini formali con la Croce delle otto Beatitudini, ovvero la Croce dei Templari (successivamente anche assunta dai Cavalieri di Malta). L’otto, l’ottagono, l’ottonario, l’architettura astronomica, La Puglia, Castel del Monte, Il Duomo di San Corrado a Molfetta, costituiscono ulteriori evocazioni simboliche. È un’immagine ineludibile che insorge con immediatezza all’avvio del processo costruttivo, come conseguenza strutturale di necessità costruttive. Solo dopo averla accolta, mi sono accorto che quest’immagine si associa pure a quelle affioranti nella mia memoria personale (fin da bambino questa immagine, o molto simile, vedevo realmente quando mi accostavo al Sacramento della Confessione: il piccolo pannello chiaro che nel confessionale mi separava dal confessore era traforato e i fori determinavano un’immagine non dissimile). È un’immagine fatta di luce, forma stellare originaria, centro emittente di energie vitali, di positività irradiante.

 

Quest’opera è ai limiti del visibile, è colore che si trasfigura in luce. Sfida il rischio della possibile incomprensione.